Dal romanzo di Alberto BEVILACQUA, scritto
ad un anno dalla scomparsa della madre.
Tornato dall’ultimo saluto che gli altri avevano dato a mia madre (mia moglie),
Stavolta il buio l’avevo cercato io: spente le luci, chiuse le finestre.
Il buio e il silenzio, intorno. Per me non esisteva nessuno a cui chiedere aiuto.
Affrontavo il mio momento più difficile, senza più alibi, vie di fuga. Per me non
esisteva nessuno a cui chiedere aiuto.
Ero semplicemente un uomo, un figlio, un marito, che non poteva rimproverarsi nulla.
Che aveva una sola certezza: La fine tangibile di un essere amato può trasformarsi,
in chi gli ha portato onore, in una vita sensitiva così possente da equivalere a una
esistenza rinata, a una piccola resurrezione. Nel mare dei sensi che ci portiamo dalla
nascita, ma che per noi resta ancora sconosciuto, esiste una profondità insondabile
dove forze misteriose sono in grado di compiere questo miracolo. Le avevo sollecitate,
quelle forze, con le visioni indotte. Ed esse avevano risposto alla mia sollecitazione.
La prova che in me erano presenti, attive. Ma non potevo sottrarmi al dubbio che gli
altri avrebbero potuto rinfacciarmi……… Si era trattato di illusioni, artifici ?
Lasciavo che si consumasse, in me, il down delle visioni. Come un banco compatto e accecante di nubi si sfilaccia, e falde impazzite corrono qua e là e fuggono via, si
disperdono nell’aria. Aspettavo. Aspettavo di sapere. Cercavo di allontanare la domanda. Ma più la allontanavo, più essa tornava, imperiosa. Mi chiedevo: Quando anche l’ultimo lembo di visioni mi avrà abbandonato, la presenza di mia madre
(mia moglie) resterà insediata in me con questa forza e questa dolcezza ? Con
questa lucida coscienza, da parte mia, di possederla non come un bene perduto,
ma come una mia parte organica ? Avrei ancora potuto contare, nel mio accelerato
battito cardiaco, i battiti del cuore di mia madre (mia moglie) ? Avremmo continuato
ad essere la stessa persona, una madre (moglie) figlio (marito) gemelli, un duetto
una voce sola ? O al contrario tutto sarebbe svanito come un incantesimo, e io sarei
rimasto a nervi scuoiati, e in quei nervi il dolore sarebbe finalmente affondato, per
poi non darmi tregua ?
Aspettavo il sopraggiungere del dolore….
Cancellate, per sempre, le visioni.
Ma non avvertivo disperazione……Al contrario, mi rendevo conto che una pace mi rasserenava……….Grazie ANTONIETTA.