Anche in queste sere primaverili il respiro
dell’anima rimane nella stanza dei silenzi.
Troppo lontano il calore del sole, smorto,
scompare dietro l’orizzonte, colori evaporati
si adagiano sulle ultime pezze di luce. Il gelo
dell’inverno persiste nonostante l’intorno si veste
di un timido sorriso, quel dolore latente brina ogni
cosa, tranne l’angoscia. Quando frange di nuvole
candide cominciano a calare dietro la cerchia delle
vette, avrei tanta voglia, ma non trovo mai le parole,
di chiedere all’ultimo raggio di sole, se si rende conto
di ciò che mi sta rubando e portando via con se.
Continua il freddo inverno dei miei pensieri, si unisce al
frastuono del dolore che piano ma inflessibile dissemina
ciottoloni di ghiaccio e ammassi di rami brinati, sul mio cammino.
La primavera non mitiga l’umore della solitudine, i miei
occhi, oltre il vuoto, indagano sul falso roseo tramonto e
impotenti assistono alla distruzione, dal lontano uragano,
di fiumi di parole appese a innocenti nuvole, e mi
affliggo difronte al così freddo e cieco orizzonte.
Si susseguono le sere, langue il tepore, aspetto domani,
vorrei ammirare quella linea d’orizzonte, abbellita dai
tuoi occhi che uniti al sorriso ridarebbe tono, colore,
calore e spettacolo alla sera, altrimenti il grigio…..
Vana ogni attesa, vivo la mia sera nel ricordo di ciò
che sei nella mia mente, nuvola sì, ma bianca e
trasparente in un cielo di carezze e di amore.
Vivo il tramonto dai mille colori, eterno dolce inganno
della mia fantasia, sono di tuo dominio, mi chiami, mi
volto, ti sento, rido nel deporre una carezza sul tuo
viso e poi mi sveglio e crollo nel nulla del vuoto.
All’ombra della luna mi ritiro dal reale freddo tramonto,
senza colori, coccolo le mie ferite che nel dolore
mi danno la forza di rivivere, insieme, quei tramonti
dei quali non ci sarà mai più traccia. Ciao ! Antonietta.
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